Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

1984

1984 - Immagine: 1
compagnia: La Danza Immobile
di: George Orwell
tratto da: "1984" di George Orwell
drammaturgia: Corrado Accordino
cast: Alessia Vicardi,Vanessa Korn, Corrado Accordino, Daniele Ornatelli, Alberto Viscardi, Enrico Roveris, Maurizio Brandalese
regia: Corrado Accordino
coreografia: Romina Contiero, effetti sonori Stefano Lattanzio, contributi video Liceo Artistico Nanni Valentini Monza, indirizzo Multimediale
in collaborazione: assistente alla regia Sara Veneziani, aiuto regia Valentina Paiano
durata: 80 minuti
1984
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Scheda tecnica

NOTE DI REGIA

La dittatura del pensiero unico, massificato, unificato, regolamentato da leggi politiche totalitarie.

Nel testo di Orwell il nemico era riconoscibile, ma oggi, chi è il Grande Fratello? Un programma televisivo, un gioco in scatola, un esperimento sociale?

Un testo, quello di Orwell, più attuale che mai, più preveggente che mai. Oggi la limitazione della vita privata è evidente. Nessuno è mai solo. Tutti siamo monitorati, schedati, ripresi da telecamere per strada, registrati dai telefonini o dai satelliti. Viviamo nella costante minaccia di una catastrofe imminente, politica, geologica o terroristica. Il potere di controllo e di seduzione che i media esercitano sulle nostre paure e sui nostri desideri è evidente a chiunque si soffermi a rifletterci.

Non siamo solo vittime del Grande Dittatore, sempre presente anche se con un volto e un nome differente, ma anche dei dittatori del consumo, del gusto, delle mode, del linguaggio. Siamo manipolati da tutto ciò che vediamo e ascoltiamo.

Trovo straordinario, poetico e allo stesso tempo inquietante che l’unico luogo in cui Winston trovi la libertà di esprimersi sia un diario cartaceo. Un’immagine dal forte significato metaforico. La carta ospita il pensiero libero di chi ha una visione del mondo diversa dalla massa. Non i social, non i media, non gli altoparlanti del mondo contemporaneo, ma la carta e la penna sono l’unica via d’uscita del pensiero libero. Nel romanzo gli uomini, se ancora tali si possono definire, privati di sogni e dignità personale credono a tutto quello che gli viene detto; credono a quegli slogan aberranti che troneggiano ovunque: ‘la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza’; credono senza porsi domande.

E mi chiedo, al giorno d’oggi, dal romanzo al teatro fino alla vita reale, quante di queste massime perverse non siano, in maniera più o meno evidente, adottate, volute, e strategicamente manipolate dai poteri ombra.