ESEQUIE SOLENNI
"Mi disse che è destino dei grandi protagonisti della politica il venire santificati perché il loro cadavere deve servire alla causa anche dopo la morte, soprattutto dopo la morte."
Due donne in una stanza. Due vedove.
Leona deve andare al funerale del suo compagno appena trapassato. Si stanno preparando esequie solenni e lei non sa che fare. Chiede consiglio a Franca che ha perso il marito molti anni prima. Anche per lui furono preparate esequie solenni. I loro uomini non erano persone qualunque, ma i capi dei due grandi partiti di massa che hanno ricostruito l'Italia nel dopoguerra. Alfieri di due ideologie inconciliabili la cui partita si gioca su un equilibrio precario. Franca e Leona si incontrano così sulla linea del fronte, a metà strada fra i palpiti del cuore e gli orridi squarci della storia.
L'ultimo lavoro di Teatro i finiva con due corpi silenziosi, seduti in fondo alla scena. E da due corpi vogliamo ripartire, annodando i fili delle storie. Attorno alla lingua aulica di Antonio Tarantino il gioco registico di Renzo Martinelli si riaccende in una lucida e disincantata riflessione sul contrasto fra amore e potere, dove la politica sembra fagocitare le ragioni più intime. E più la vicenda politica tenta di sopraffare quella privata, più entrambe affondano nell'irrealtà delle supposizioni, delle bugie, delle false necessità indotte dalla situazione, dall'urgenza, dalle convenzioni. Le parole di Franca e Leona si mescolano in un torbido vortice dove ruotano piccoli clichè da thriller, creando sopra la linea di galleggiamento del dramma interiore, un'esteriorità posticcia fatta di strane telefonate anonime, pedinamenti immaginari, stanze dai tagli d'ombra hitchockiani e oscuri mostriciattoli piangenti. L'Italia e il suo dopoguerra, la sua giovane repubblica, diventano una ridicola pantomima al di fuori del tempo, una maledizione da cui fuggire o per cui rinchiudersi a vita. E in un paese così, dove gli uomini sono eleganti cadaveri da esposizione o grigi esecutori materiali, chi può salvarsi sono due donne: intrappolate nei doveri di genere, dibattute fra cura e annientamento, indecise se essere levatrici o assassine, si raccontano mentre attorno il cerchio si stringe, dibattendosi nella speranza inconfessabile di una salvezza in vita, di una redenzione privata. Ma qua, in questo paese dove tutto è rituale solenne, dove sappiamo stringersi gli uni agli altri solo di fronte al giusto tributo di sangue, dove ha sempre ragione chi muore, essere vivi è una disgrazia che Franca e Leona devono affrontare per scoprire come liberarsene.