Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

UNA PARTE DEL TUTTO - Giovanni Bertolini e la Resistenza in Val Grande

UNA PARTE DEL TUTTO - Giovanni Bertolini e la Resistenza in Val Grande - Immagine: 1
compagnia: Comteatro
di: Davide del Grosso
drammaturgia: Davide del Grosso
cast: David Bonacina Davide del Grosso
regia: Claudio Orlandini
in collaborazione: ANPI - Sezione “Giovanni Bertolini” di Cesano Boscone
durata: 75 minuti
UNA PARTE DEL TUTTO - Giovanni Bertolini e la Resistenza in Val Grande
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Scheda tecnica

E’ una materia strana, la memoria. 

Che si accumula, cresce apparentemente incontrollata 

e poi inizia a sfaldarsi come le pareti dei grandi ghiacciai. 

Perdendo blocchi interi, porzioni immense 

e lasciando che sopravviva l’essenziale. 

Ciò che conta. 

 

La memoria dei vecchi è a volte un cerchio 

che si svuota in cui restano visibili 

pochi oggetti, luminosissimi. 


 

SOGGETTO

 

Un tempo presente, quello dell’anzianità e del fine vita, un tempo antico, quello dell’infanzia contadina e un tempo sacro, quello dei giorni della Resistenza. 

Tre linee temporali, come tre fili che conducono alla stessa origine: un uomo, disteso in un letto con i familiari intorno, nei suoi ultimi istanti lascia che la vita gli passi davanti agli occhi e rivede la campagna cremonese, la miseria, la famiglia, la dittatura, poi la fabbrica, Milano, lo sciopero e la grande avventura di tentare di sopravvivere al rastrellamento della Val Grande. 

 

PROGETTO

 

Il lavoro prende le mosse da una richiesta pervenutaci dalla sezione ANPI di Cesano Boscone “Giovanni Bertolini”, il cui direttivo aveva desiderio di dedicare un lavoro teatrale proprio all'uomo della resistenza cui la sezione è intitolata.

 

Giovanni Bertolini, classe 1920, è stato infatti un partigiano italiano, tra gli animatori degli scioperi dell'Alfa Romeo del 1944, fuggito in val Grande e conseguentemente sopravvissuto al rastrellamento nazifascista. Nonostante abbia avuto poi una lunga vita dedicata all'impegno politico, l'intenzione di ANPI era proprio quella di focalizzarsi sui primi anni e sui mesi della Resistenza. Sulle cause che possono aver spinto un ragazzo trapiantato Un fase della sua vita  essenziale, cheera però allo stesso tempo quella su cui c’era minore documentazione. 

 

Il nostro drammaturgo, Davide del Grosso, ha iniziato un lavoro di raccolta testimonianze intervistando il figlio, la vedova, trovando e sbobinando alcuni nastri di interviste radiofoniche degli anni novanta con i racconti di Bertolini stesso. Questo ha fatto sì che si potesse ammantare di figure la sua infanzia: il rifiuto del padre ad aderire al partito fascista, la disoccupazione, la lotta materna per far studiare lui e suo fratello. Poi il diploma come perito meccanico, l’ingresso all’Alfa Portello di Milano e lo sviluppo della coscienza politica, culminato nell’adesione al grande sciopero del marzo ‘44. Oltre a questo frammenti e dettagli della vita partigiana in montagna, aneddoti leggeri e spensierati come la giovinezza e poi il precipitare nei giorni del rastrellamento. Bertolini è stato non solo testimone, ma protagonista e tra i pochissimi superstiti di una delle peggiori campagne anti partigiane del nazifascismo. 

 

La raccolta di testimonianze si è poi appoggiata ad uno studio approfondito dei materiali storici: le testimonianze di Nino Chiovini, i testi di Nico e Lino Tordini, i racconti sui comandanti Superti, Muneghina, Rizzato e sull’efferetazza dell’Operazione Köln, che ha visto quattromila soldati nazifascisti sterminare quasi quattrocento partigiani. 

 

In maniera addirittura sorprendente la storia ricostruita dalle testimonianze vive s'è appoggiata come un calco nel suo stampo con la Storia maiuscola, andando non solo ad individuare con precisione il percorso seguito da Bertolini durante la fuga, ma trovando delle intersezioni esatte tra la sua vicenda e quella del Tenente Rizzato, uno dei comandanti del Valdossola che non sopravviverà allo rastrellamento e che sarà ucciso, insieme agli altri quarantadue, nell’eccidio di Fondotoce. 

Questa tremenda causalità che pare così casuale per cui a distanza di pochi metri un uomo sopravvive e l’altro è condannato è uno degli elementi che si cercano di raccontare. Questo prendere parte ad un evento collettivo, fare la propria parte perché è necessario, a costo di diluire la propria soggettività in qualcosa di più grande.

 

E l’elemento della memoria. La memoria del singolo e la memoria collettiva, la memoria di un popolo e quello che rimane nella memoria di una persona anziana. Ci ha colpito rilevare come Giovanni Bertolini alla fine della sua parabola avesse smarrito molti ricordi e molti nomi, come spesso accade, ma che invece rimanesse limpida e fosse anzi sempre più presente la necessità di raccontare dei giorni del rastrellamento, della Resistenza e dell Repubblica d’Ossola. Come quasi se la memoria lasciasse integro ciò che conta. 

 

La drammaturgia ha prodotto quindi un testo narrativo che continua a spostarsi in avanti e indietro su una linea temporale, cambiando i punti di vista. Fa parlare le figure dell’infanzia, i personaggi storici, il torrente San Bernardino come un protagonista e solo nell’ultimissima parte dà voce a Bertolini, che fino a quel momento sembra essere testimone e contenitore del racconto. I personaggi nella vicenda spesso cambiano registro, usano dialetti e regionalismi, ci introducono a dettagli delle proprie vite che nutrire l’esperienza del racconto. Il testo, in questo senso, cerca di essere al contempo uno strumento civile, di memoria, che permette di vedere cos’è stato quell’accanimento efferato culminato poi a Fondotoce (ma che già nei giorni precedenti aveva prodotto azioni crudeli oltre misura); parallelamente cerca però di raccontare una vicenda intima e umana, familiare si direbbe, che mostra come la Resistenza, la Dittatura e in generale la storia contaminino poi fluidamente l’umano e il quotidiano di chi chi le attraversa. 

 

Al momento il lavoro è stato solo oggetto di una lettura pubblica, organizzata da ANPI in occasione dei festeggiamenti per la Liberazione 2024. Dopo questa fase di raccolta materiali, studio e stesura del testo si prevede quindi di cominciare un percorso di prova per la realizzazione dello spettacolo vero e proprio.