LADONNASEDUTA
È un gioco da uomini! Donne fatte da uomini, “uominidonne” per il teatro. Lo spettacolo è un omaggio alle parole di Copi, alle sue immagini così estreme, traslucide e al tempo stesso solenni, rivelatorie, in grado cioè di disegnarci un “teatro realtà” molto più crudo della realtà stessa.
“La donna seduta”, “Il frigo”, “Loretta strong”, “La giornata di una sognatrice”, “La notte di Madame Lucienne”: tutto Copi, insomma! Se fosse un racconto a fumetti sarebbe un superalbo, un almanacco di figure oscene e bellissime, maschere di un mondo che pare lontano da noi ma che ci riguarda, in realtà, intimamente. Lo spettatore osserva, più che una storia, un precipizio di anime e di affreschi umani; i personaggi escono da una storia tragica per tuffarsi nell’orrido e riemergere carichi di santità, di quella castità teatrale che Copi raccontava nelle sue opere così sessuali, erotiche, ma mai volgari.
Note di Regia
Guardo le stripes della Donna Seduta e subito mi appare chiaro che quel che vedo non è solo disegno e fumetto, quel che mi appare è teatro fulminante con un linguaggio semplice e allo stesso tempo ambiguo, con una comicità mista a una umana sofferenza.
Avevo già incontrato Copi con le sue pièces più note: Il Frigo, Loretta Strong, L’Omossessuale…, Le Scale del Sacro Cuore, Eva Peron, Le Quattro Gemelle.
La Donna Seduta mi seduce in modo definitivo, intuisco che a lei Copi osa confessare esorcizzandole le angosce che hanno caratterizzato la sua vita.
Dunque non esito: parto dalla striscia satirica, la mia Donnaseduta starà anche in piedi. Scomoda. (Scopro poi che Copi inizialmente sulla rivista “Twenty” la disegna in piedi). Penso a Copi, che amava travestirsi non per rivendicare o provocare ma per trasfigurare fino in fondo il suo dolente urlo esistenziale, da uomo di teatro, quell’urlo sembra il “mio”.
Quindi seguo Copi: tutti gli attori saranno uomini.
La mia “Uomodonnaseduta” ogni tanto si siederà aspettando il suo ”Godot” occasionale per riflettere insieme sull’oscenità della condizione umana e sull’impossibilità di “dirla”. Affascinato, non esito, punto tutto sul ritmo, sul Grottesco, la scena come una striscia satirica cangiabile, colori forti, eccessivi, cerco atmosfere rétro per creare “malinconia”.
Sogno un superalbo copiniano denso di maschere provenienti dalle pièces per me più poetiche, Irina da L’Omosessuale o La difficoltà di esprimersi, Gianna da La giornata di una sognatrice, Madame Lucienne da La Notte di Mme Lucienne, personaggi di un femmineo tenero, malato e osceno.
Nel montaggio non dimentico chi per primo mi fece incontrare Copi: Emanuele Luzzati, Tonino Conte, Aldo Trionfo, insieme a Cechov, Beckett, Tennessee Williams che ritrovo in Copi…