TU SEI LA BELLEZZA
Sono tre i personaggi in scena, anche se apparentemente il testo è declinato sulle figure di Andrea, drammaturgo, e Leonard, il suo compagno, libraio inglese cui è stata diagnosticata una sindrome bipolare di tipo 2. Il terzo in scena è proprio la depressione, incarnata dalla presenza/assenza del cane “Churchill”, che prende sempre più corpo durante lo spettacolo.
La triangolazione fra due persone che si vogliono bene e il terzo incomodo fa l’intreccio. Come e quanto è possibile essere coppia quando il terzo non è quell’”altro”, variamente inteso (la società, l’amante, la famiglia, il lavoro), ma un “altro” che è insieme “lo stesso”, parte ineludibile della personalità di uno dei due protagonisti?
Il gioco è a non escludere, stigmatizzare, estromettere, sanificare la coppia dalla presenza urticante del terzo, ma a trovare chiavi di lettura, rituali, grammatiche che ricomprendano e insieme ri-significhino la complessità della triangolazione.
In questo senso, l’idea del meta-teatro (in scena due personaggi, parlano di uno spettacolo appena concluso che ha per protagonisti proprio questi due personaggi), è coerente con il progetto narrativo: perché si tratta di mettersi in scena, di rivestirsi delle parole giuste per esistere nello sguardo dell’altro e nel proprio.
La regia è tesa a far respirare questi sottotesti, il latrare sinistro del “cane di Churchill” (così lo stratega chiamava la sua depressione) e le prove faticose di ammaestramento compiute dalla coppia. Mentre l’edificio della relazione, pure sottoposto alle sismiche dei conflitti interni, prova a resistere, a non crollare.
La fotografia del momento storico, un interno durante la pandemia, la scommessa di un debutto on-line (debutto che appena vediamo all’inizio dello spettacolo), àncora la vicenda a logiche ancora più stringenti. La pandemia è una specie di cassa di risonanza per le armoniche di questa coppia, tutto viene amplificato al punto da non potere più essere taciuto.
Registicamente si sente la necessità di incardinare secondo queste coordinate lo spettacolo e lasciare al pubblico l’emozione di un confronto onesto, non mediato, con due esseri umani nella nudità del loro privato fatto di umorismo, tenerezza, fatiche, paure, abbozzi, e in ultima analisi di uno straordinario sentimento di unione.
Alberto Milazzo
SINOSSI
Andrea e Leonard vivono in un appartamento in una città d’Italia non meglio specificata. Durante la pandemia di Covid, passano la notte di Capodanno, in casa, da soli. L’intero palazzo è svuotato di gente. La città sembra quasi abbandonata.
Andrea è un drammaturgo. Per la sera di Capodanno è stata organizzata la prima del suo ultimo testo teatrale. La pandemia ha imposto logiche nuove al mondo dello spettacolo e una prima per Capodanno vuole essere un modo per lanciare un messaggio di speranza.
Lo spettacolo è un trionfo di visualizzazioni, altrove si sarebbe detto di pubblico, e di critica.
All’apertura del sipario, Andrea e Leonard stanno ringraziando e salutando le persone che si sono collegate prima di chiudere soddisfatti il collegamento.
Leonard è un libraio, trasferitosi in Italia dall’Inghilterra per seguire il compagno Andrea.
A Leonard è ispirato il testo appena andato in scena e scritto da Andrea.
A Leonard è stata diagnosticata la sindrome bipolare di tipo 2. Andrea ha scritto il testo per evidenziare le complicazioni che la pandemia ha creato nelle persone con una fragilità psichica come Leonard.
Fra Andrea e Leonard si aggira la figura di un cane, che loro chiamano “il cane di Chruchill” o anche solo Churchill. Churchill chiamava “cane” la sua depressione. Solo Leonard può vederlo, ma Andrea si è abituato ad averlo intorno come fosse un cane vero.
Dovranno farci i conti più che mai durante la pandemia, perché il cane di Churchill non è mai stato così ringhioso come adesso.