La caccia al tesoro
La diffusione a livello internazionale del populismo identitario è stata letta come sintomo di una società che ha perso fiducia nella capacità della politica di dar forma al benessere individuale e alla comunità di appartenenza, facendo dell’appartenenza stessa un criterio discriminante e non inclusivo.
In questa premessa siamo tentati di riconoscere una fetta di società simpatizzante di politiche di destra mentre chi sta a sinistra si ritiene culturalmente al sicuro dalla tentazione di cedere a comportamenti non inclusivi.
Molte ricerche dimostrano però che un atteggiamento di rancore verso politiche inclusive non sia tanto una questione di destra o sinistra, razzismo o protezionismo, ma sia più trasversale e diffuso tra chi ha una visione negativa della propria condizione di vita ed è pessimista rispetto ad un’evoluzione della propria condizione sociale ed economica.
Caccia al tesoro è una commedia satirica che esplora con umorismo crudo e ironia tagliente come il motore principale del giudizio verso l’altro e dell’ipocrisia che sta dietro i proclami di una società contemporanea, aperta ed inclusiva, sia, in realtà, la paura di non poter realizzare se stessi e le proprie aspirazioni.
Questa la trama. Per un’anziana madre, un tempo gallerista d’arte, si avvicina il momento della fine e i suoi due figli, fratello e sorella, devono ritrovarsi per organizzare l’imminente funerale e la divisione dei beni da ereditare.
Al suo arrivo, la sorella, un’avvocata di successo che si è costruita una vita il più lontano possibile da casa, viene accolta dalla giovane badante straniera della madre.
Dalla ragazza scopre che il fratello, professore di lettere alle medie e pittore di ritratti mediocri, ha appena deciso di tornare a vivere nella casa materna per cominciare a scrivere un romanzo e dipingere l’opera della sua vita.
Quando il fratello le si presenta in mutande, con l’aria di chi ha passato la notte tra alcol e streaming online, è subito evidente come il rapporto tra i due sia quello di due opposte visioni della vita pronte a scontrarsi.
Lui è sempre stato il più coccolato e stimolato a seguire le proprie aspirazioni, lei quella costretta a lottare per costruirsi una carriera che le permettesse di conquistare una posizione di rispetto.
Creatività e pragmatismo, assistenzialismo e liberismo, sogni da squattrinato e carta American express, stanno adesso per arrivare alla resa dei conti.
Ma nell’attesa dell’arrivo di una chiamata dall’ospedale, la giovane badante raduna fratello e sorella per dar loro una busta da parte della madre.
La lettera nella busta è un testamento olografo che inizia sibillinamente parlando di “tutti i miei figli”.
I due fratelli immaginano che la madre, un po’ svalvolata, si riferisca ad un lascito per la badante, ma la ragazza precisa subito d’essere stata adottata ufficialmente e quindi a tutti gli effetti risulta anch’essa titolare di una parte del patrimonio.
Fratello e sorella non fanno in tempo a riprendersi dallo stupore che suona il citofono.
La persona che arriva è un ragazzo di colore che dichiara di essere stato adottato a distanza dalla madre molti anni prima.
L’uomo ha fatto un lungo viaggio non solo per venire all’imminente funerale della donna ma anche per chiedere una fetta di eredità, perché la defunta prima di morire avrebbe reso anche la sua adozione effettiva.
In coda alla lettera si precisa che “la presente sostituisce il testamento olografo” precedentemente scritto dalla donna che, non riuscendo a ritrovarlo e stracciarlo, usa quelle poche righe per annullarne tutte le volontà.
Dopo l’iniziale shock, per fratello e sorella di sangue diventa necessario trovare il primo testamento della madre, così da mantenere tutto il patrimonio da ereditare.
Per la badante e il nuovo figlio adottivo, invece, la lettera della madre è espressione autentica dei suoi ultimi desideri e come tale va rispettata e consegnata ad un notaio per la divisione dei beni.
I quattro pretendenti all’eredità, distanti per storia personale, convinzioni e valori, si trovano quindi a dover negoziare il loro patrimonio futuro: è possibile stabilire una priorità tra chi in quella casa è nato e chi in quella casa ha trovato solo un'accoglienza recente?
Il conflitto per quale testamento rispettare diventa quindi metafora di una società che non può essere davvero inclusiva se non riesce a fare i conti col passato e superare la propria inclinazione naturale ad escludere i suoi membri più fragili. Ammesso che sia semplice individuare quali fragilità siano più importanti.
La caccia dei quattro potrebbe quindi avere per posta in palio un tesoro diverso da quello economico, la scoperta di un’umanità insperata o la conferma di una condizione perenne di conflitto tra bisogni e desideri inconciliabili.
Scena e disegno luci: Fabrizio Visconti