LE PAROLE DI DRINA
Le parole di Drina è un monologo teatrale che nasce dal bisogno di non dimenticare quello che il Golpe in Cile ha causato nella vita di molte persone, affinché l’impossibilità della rassegnazione all’orrore continui a rimanere integra nella memoria di chi sopravvive. La protagonista racconta il dramma vissuto in prima persona, appena quindicenne, durante il Golpe militare del 1973 in Cile. È la mattina dell’11 settembre quando, proprio di fronte a casa sua alle primissime ore del giorno, sente scoppiare una bomba posta all’interno dell’Università Tecnica dello Stato. Da quel momento termina una parte importante della sua vita serena e spensierata, che tocca l’apice della gioia sotto il governo di Salvador Allende e inizia una vita difficile e dolorosa che va dall’arresto del padre che in due anni di prigionia subisce brutali torture, dalla ricerca di sua sorella militante socialista in fuga continua, fino all’abbandono della sua amata terra cilena per approdare all’Italia solidale degli anni settanta dove si sentirà accolta e metterà nuove radici. In scena il coraggio di una ragazza diventata oggi una donna matura con le ferite ancora aperte ma con tanta voglia di vivere e raccontare. E proprio quel raccontare diventa un atto dovuto a chi ha perso la vita in quei tragici giorni del Golpe e a chi ha rischiato la sua stessa vita per aiutare chi era in pericolo. Un atto dovuto per chi ha dovuto estirpare le proprie radici per affondarle in terra straniera: ai cileni, che lo hanno fatto aiutati dal clima di solidarietà che c’era in Europa in quegli anni e a chi tutt’oggi è costretto a farlo nell’indifferenza totale e in un clima di intolleranza. Anche se gli attuali eventi che si stanno verificando in molti paesi possono non convincere del tutto, siamo certi che ricorrere alla memoria sia ancora un importante strumento per meglio comprendere e intervenire sul presente.