HOPE
Con l'avvento dei social media e della realtà virtuale, si sta definendo un nuovo concetto di corpo, un corpo spinto ben oltre la sua forma fisica e biologica tradizionale, un corpo che può interagire e comunicare attraverso immagini, testi e video, e che sfugge completamente l’esperienza fisica, sensoriale corporea, fondamentale per consolidare e radicare le esperienze.
Hope intende affermare l'importanza della materialità del corpo e, per estensione, quella dell'esperienza fisica, anche in relazione ai nuovi corpi che il progetto scruta nei diversi aspetti: dal corpo sociale a quello tecnologico, dal corpo biologico al corpo politico. Il progetto mira a riconoscere in ognuno di questi una parte fondamentale dell'esperienza del nostro presente, fornendo spunti per comprendere come il concetto di corpo si stia evolvendo.
Hope sceglie per questo di dedicare il lavoro alla concretezza, all’intelligenza millenaria e alla sensibilità del corpo esaltando le singolarità degli interpreti, le loro differenze, spingendosi verso una ricerca di linguaggio assolutamente unica e personale, senza però rinunciare all’estro e al fervore dei corpi avatar.
Tali corpi danzanti, all’interno dello spazio virtuale, emergono attraverso lo “sguardo proiettato” di un danzatore dotato di visore VR che condividerà le immagini con il pubblico attraverso le proiezioni sul fondale, e che i danzatori cercheranno di emulare.
Corpi- immagine in spazi 3D ma anche corpi “veri” che si abbandonano per incontrare il caos, lo smarrimento, il desiderio e la forza, la condizione poetica.
Lasciarsi andare senza difese è il punto di partenza, farsi trascinare da nuove visioni accompagnando lo spettatore alla scoperta delle cose più nascoste, apparentemente insignificanti per andare più in profondità nella realtà che ci circonda, mutevole e che spesso non siamo più in grado di osservare.