Odissea, tracce di resilienza urbana
Mai come in questo momento è applicabile la citazione: “l’eroico si è fatto quotidiano, perché il quotidiano diventasse eroico”.
Viaggio dell’eroe per antonomasia, l’odissea offre lo spunto per la messa in scena del disagio individuale e della lotta, quasi esclusivamente senza vincitori, verso un quotidiano che destabilizza e sorprende.
Le vicende si snodano attraverso spaccati. L’eco del poema è presente ma si trasforma per adattarsi al contemporaneo.
L’immortalità offerta da Calypso diventa lo spunto per analizzare la tragedia del vivere una vita eternamente uguale; i Ciclopi rappresentano le nuove mostruosità da combattere ma utilizzando le stesse astuzie; le colonne d’Ercole i nuovi confini da non attraversare; il rapporto delicato tra Telemaco e suo padre viene evidenziato attraverso tematiche di forte attualità; l’indifferenza dei Proci è esplicitata attraverso i “nuovi modi” di vivere l’indifferenza; Penelope aspetta un altro tipo di eroe, meno vicino al modello del guerriero.
Tre figure si stagliano nella penombra di un universo cittadino. Tre valigie, tre cappelli e una decina di narrazioni. Un-labirinto, senza bussola né navigatore. Un tempo dilatato e schiacciato. Storie di sogni e rimpianti, di proiezioni e attese.
Note di regia
Il viaggio è il tema predominante del testo, la regia attraverso la sottrazione di elementi scenici e con l’inserto di video, di una macchina del fumo e l’utilizzo delle luci vuole mettere in risalto proprio il tema principale ma senza dimenticare gli stati d’animo dei personaggi che percorrono questo viaggio in un’ atmosfera notturna e dilatata.