Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

PELI. STORIA DELL' ORSO CHE NON LO ERA

PELI. STORIA DELL' ORSO CHE NON LO ERA - Immagine: 1
compagnia: Pandemonium Teatro
di: Walter Maconi
tratto da: liberamente ispirato a "L'orso che non lo era" di Frank Tashlin
drammaturgia: Walter Maconi
cast: Gregorio Maconi e Olga Mantegazza
regia: Walter Maconi
in collaborazione: Andrea Ruberti, collaborazione artistica per mimo e clownerie
durata: 55 minuti
PELI. STORIA DELL' ORSO CHE NON LO ERA
Per visualizzare questi dati, è necessario effettuare la login.
Per visualizzare il video, effettua la login.
Scheda tecnica

“L’Orso che non lo era”, nonostante sia stata scritta da Frank Tashlin nel lontano1946 è una fiaba molto contemporanea.

E’ la storia di un orso del bosco, che, giunto l’inverno, se ne va come sempre in letargo nella sua grotta sotterranea. Tutto normale fin qua, se non fosse che, pochi giorni dopo, ecco arrivare, proprio in quel bosco, un agguerrito gruppo di uomini che, con pale meccaniche, scavatrici, trattori e camion, in quattro e quattr’otto costruiscono, una grande fabbrica. Quando finalmente giunge la primavera, l’orso si sveglia, esce dalla grotta ma non si ritrova più nel suo mondo naturale. E’ tutto cambiato!

“Dov’è la foresta? Dov’è l’erba? Dove sono gli alberi? Dove sono i fiori?

Dev’essere un sogno. Si, di certo sto sognando...”.

Ma nonostante i forti pizzichi su più parti del corpo, nulla cambia attorno a lui. Il bosco non c’è e non c’è nemmeno l’erba. Niente più alberi e niente più fiori. Non è un sogno. È tutto vero.

Ha inizio così la sua disavventura, alla ricerca di una via di fuga da quell’orribile fabbrica, tra mille peripezie, pericoli e situazioni da non credere.

Sarà un’Odissea molto diversa da quella di Ulisse, perché ora, il nostro protagonista/eroe è una creatura animalesca mentre gli antagonisti, i “mostri” e le “maghe” siamo noi, gli uomini.

Uomini che con il loro comportamento arrogante e limitato, il loro sguardo confuso e inadeguato e la loro sete di sviluppo e ricchezza ad ogni costo, non riescono più a riconoscere ciò che hanno davanti, non riescono nemmeno ad accorgersi che “quel tipo strano” non è un operaio con poca voglia di lavorare, ma solo un orso. Capitato lì in mezzo a loro contro la sua volontà, in breve tempo, l'orso si ritroverà costretto a lavorare, come un semplice operaio.

Riuscirà infine l’uomo a convincere l’orso di essere solo un “povero babbeo con la barba da tagliare e il cappotto di pelliccia”?

Riuscirà l’orso a non smarrire la sua natura più profonda?

Diventerà uno di noi, un uomo con i suoi tic, le sue paure e debolezze?

Lo spettacolo parla ai più piccoli dell’incontro/scontro tra Uomo e Natura, una storia grottesca e onirica, passando dalla burla esilarante all’inno alla libertà, dalla parodia dell’ottusità umana alla celebrazione della Natura.

La tematica ecologico/ambientalista è centrale in questa narrazione. Durante i laboratori con l’infanzia, condotti durante la fase di ricerca, sono emerse inaspettate domande dai bambini stessi:

Perché l’uomo corre corre corre e non guarda dove va?

Perché un orso non può fare l’orso?

Cosa significa essere selvaggi?

Cosa significa essere umani?

Cosa significa essere ecologici?

Queste e altre domande, che solo per il loro essere arrivate hanno dato nuova energia e profondità al percorso laboratoriale,  sono state  altrettanto dirompenti e destabilizzanti per la scrittura della drammaturgia.