24 VOLTE AL SECONDO
24 volte al secondo è la frequenza di cattura dei fotogrammi che permettono ad una sequenza di immagini di fornire all’occhio umano l’illusione del movimento. Così sulla retina dei nostri occhi il cinema compone e scompone frammenti di storie, luoghi, persone, mondi, ma l’illusione non sarebbe completa se ad accompagnare le immagini non ci fossero i suoni e la musica. Partiamo quindi dall’innovazione che due grandi compositori italiani hanno apportato nella relazione tra musica e immagine: Nino Rota ed Ennio Morricone, che hanno stretto la loro musica ad alcune tra le più belle pellicole d’autore della storia del cinema, nutrendo l’immaginario poetico ed emotivo della popolazione mondiale. Lo straordinario lavoro di questi autori ha portato la musica a compenetrarsi perfettamente con il lavoro di grandi registi rendendola mezzo espressivo “funzionale” al racconto cinematografico in grado di svelare il carattere dei personaggi, illustrare ambienti e atmosfere, rappresentare il legame tra i vari accadimenti (spesso non esplicitato dalle immagini), e in tal modo produrre emozioni. La musica per il cinema, con loro, non è più stata semplice commento o sottofondo ma ha acquisito una vera e propria autonomia narrativa. Ci addentriamo in questo universo multiforme di personaggi, scene celebri, parole, immagini e paesaggi emotivi danzandone i noti temi, in una giostra dove le storie si rincorrono e si intrecciano, si evocano per poi dissolversi nella successiva. La musica non accompagna la coreografia in una narrazione unitaria ma ne fornisce le chiavi tematiche per un montaggio evocativo e dinamico dove l’astrazione della danza incontra e si fonde con atmosfere e personaggi di sequenze note. Il montaggio, tra parti danzate e scene teatrali, è rapido e non premette allo spettatore di sostare a lungo dentro ad una narrazione o affezionarsi ai personaggi ma segue una tecnica cinematografica che salta dal tragico al comico, attraversa tempi storici diversi e ribalta l’uso dello spazio scenico. L’unità percepita risiede nella grande produzione musicale dei compositori che omaggiamo e nella capacità che ogni brano ha di arrivare dritto ad un immaginario emotivo comune seppur soggettivo nel ricordo.