Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

Othello

Othello - Immagine: 1
Othello - Immagine: 2
compagnia: Il Teatro Sociale
di: William Shakespeare
tratto da: The Tragedy of Othello, the Moor of Venice di William Shakespeare
drammaturgia: Federico Grassi
coautore: Alberto Oliva
cast: Federico Grassi, Claudia Donadoni, Andrea Cosetti, Chiara De Lorenzis, Alessandro Azimonti, Alberto Mancioppi, Gabriele Sculco, Sandro Bellan
regia: Alberto Oliva
in collaborazione: Associazione Culturale Educarte di Busto Arsizio (VA); ACOF Olga Fiorini Cooperativa Sociale ONLUS di Busto Arsizio (VA); Liceo Artistico Statale Paolo Candiani di Busto Arsizio (VA); Istituto Superiore Carlo Dell’Acqua di Legnano (MI)
durata: 90 minuti
Othello
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Scheda tecnica

SINOSSI

Shakespeare, l’immortale conoscitore delle vicende umane, l’inventore dell’uomo moderno così come ancora oggi lo pensiamo. Nelle sue opere convergono tutte le scienze universali. Così come la nostra mente, e forse la nostra anima, è imperscrutabile e solo parzialmente esplorata, così lo sono le storie, i personaggi e gli intrecci delle opere shakespeariane. Othello ne è un esempio paradigmatico.  Othello: imponente e ieratico condottiero e al tempo stesso persona pura, candida. Gli si contrappone Iago, il grande manipolatore, il tradito traditore, che per vendetta e invidia tira un “gogo” a Othello facendo rotolare la commedia della vita su un paradossale piano inclinato che condurrà ineluttabilmente al disfacimento del tutto, alla tragedia. Othello e Iago: il doppio, il Bianco e il Nero, la duplicità della natura umana. Muovono da punti contrapposti e si uniscono sempre più fino a compenetrarsi, congiungendosi proprio come due amanti. Othello appare perfetto, invincibile e inscalfibile; ma lotta, confligge dentro di sé con la “diversità”, con un senso di inadeguatezza; e Desdemona, la bianca, eterea e pura Desdemona è perfetta per l’amore ideale, emancipante e – potremmo dire – borghese. Ma la relazione non regge l’urto del lerciume umano, appunto perché amore ideale e quindi poco autentico. È il burattinaio Iago a muovere i fili della storia, a disfare. Iago che ama e idolatra Othello poiché incarna ciò che vorrebbe essere. L’antica storia di Lucifero, anch’egli angelo divenuto opposto, incarnazione del male. È così che si mette in moto quello che Girard chiama “il desiderio mimetico”: “Lui mi piace, lui è felice; lo ammiro, lo invidio, voglio essere anch’io così”. E in queste potenti dinamiche non possono trovare spazio l’amicizia e l’amore, bensì prosperano la rivalità e il conflitto, che cresce sempre più fino a diventare guerra, fino a sopprimere tutto e tutti.  L’imitazione è comportamento fondativo dell'agire umano e in questa accezione, non è passiva e depersonalizzante, ma potentemente creativa. E quanta creatività dimostra infatti Iago? “Molto rumore per nulla Generale, molto rumore per nulla”.

NOTE DI REGIA

Il lavoro si fonda sulla relazione e sul desiderio mimetico. L’architrave del testo è basata sul rapporto incrociato tra quattro personaggi (Othello, Iago, Desdemona ed Emilia), che – di volta in volta – interagiscono in modo parallelo o triangolare, offrendo un ordine geometrico ai rapporti e al vedere scenico. Il grande regista Iago spesso sta in disparte ad assistere all’ “opera sua”, ma anche Desdemona ed Emilia riescono a impossessarsi talvolta di questo ruolo di direzione. L’unico che ruota e agisce in posizione passiva è proprio colui che, per ruolo, dovrebbe essere il sommo “ordinatore”, ovvero Othello che una volta esclamato (all’inizio della commedia/tragedia): “La guerra è finita” si trova di fatto in un territorio alieno dai suoi talenti di condottiero e dimostra tutta la sua fragilità di uomo. Quella battuta, “La guerra è finita”, contiene in sé un’accezione positiva ma in realtà è la peggiore delle notizie perché darà il via al climax della vicenda ponendo le condizioni ideali per il proliferare della tragedia. Si tratta di una battuta di estrema attualità che risuona in tutti noi nel 2024 come qualcosa che tutti vorremmo sentire, come sollievo dopo la paura e la tensione dei conflitti che stanno dilaniando il mondo. Ma la parola, in questo testo, come spesso nel mondo contemporaneo, spesso si traduce in azioni che ne sono l’esatto contrario. Ed ecco così che la fine della guerra esteriore, quella combattuta con le spade, è prologo allo sviluppo della guerra interiore, la guerra dei sentimenti, della gelosia e dell’onore, dell’amore e della fiducia, del tradimento e dell’odio. Cassio e Roderigo sono personaggi funzionali e importanti per la struttura drammaturgica e rappresentano quell’area di piano necessaria in cui finisce una rampa e ne inizia un’altra che porta diritta agli inferi. Othello, il dramma della gelosia. Sì, è vero, senz’altro; ma nel nostro lavoro abbiamo provato a concentrarci anche e soprattutto su quello che René Girard definisce “il desiderio mimetico”: troviamo questa dimensione fondativa dell’opera e straordinariamente attuale e presente nelle vicende dei nostri giorni. “Tutte le azioni dell'uomo sono determinate dal suo desiderio di emulare e imitare (desiderio mimetico) qualcuno che gli appare felice, perché egli spera di arrivare a possedere la stessa felicità” diceva il famoso antropologo francese; e se non riesce ad averla (e Iago non potrà mai avere quel tipo di felicità) allora può arrivare a generare sentimenti di invidia e di odio e a desiderarne la sua distruzione (ed è proprio questo che fa Iago: distrugge la felicità e la serenità di Othello). “Chi imitiamo esattamente? Imitiamo le persone che stimiamo e rispettiamo”, e Iago stima e ama Othello (“Che vi voglio bene lo sapete”, dice con sincerità durante il primo dialogo con Othello, una delle scene madri dell’opera).