LA (in) COSCIENZA DI ZENO
LA COSCIENZA DI ZENO di Italo Svevo, pubblicato nel 1923, è stato un romanzo rivoluzionario. L’autore narra la crisi dell’uomo contemporaneo, procedendo per nuclei tematici che destrutturano la tradizionale trama lineare.
Svevo racconta un uomo nuovo per il suo tempo, un antieroe senza volontà alla ricerca delle origini del suo malessere. Il protagonista ritorna ossessivamente sul suo passato, cercando di identificare la malattia che ha ostacolato la sua realizzazione, seguendo un flusso di coscienza, sempre sul sottile crinale tra sincerità e menzogna, tra razionalità e inconscio. Nel tentativo di raccontarsi vengono svelate contraddizioni e lacerazioni profonde.
Ed è proprio in queste crepe e aporie del vissuto che si concentra da sempre la ricerca della compagnia, lungo un percorso che sviluppa drammaturgie originali, in un confronto continuo con i grandi autori classici e contemporanei.
Nella visione di Oyes, Zeno Cosini è il paradigma di un’umanità superata, di un tempo che sta per scadere ma che non vuole scomparire. Il protagonista si muove senza baricentro, faticando a leggere la realtà che lo circonda, ormai privo di certezze su cui poggiarsi. In scena un'autoanalisi pubblica a cui prendono parte i personaggi della vita del protagonista, attori attivi della sua coscienza, in un surreale gioco in cui i piani si confondono. Zeno si tormenta ripercorrendo i punti critici della sua esistenza, dove la narrazione diventa un tragicomico cimitero dei buoni propositi.
Il tentativo di prendere coscienza di sé e del proprio mondo per guarire dal vizio del fumo e per curarsi da una moltitudine di malattie, più o meno immaginate. Questo è il motore che muove La coscienza di Zeno di Italo Svevo.
La mente di Zeno ricostruisce ricordi, memorie, aneddoti ed è facile intuire come il punto di vista di chi ne è protagonista possa distorcere, falsificare e strumentalizzare la realtà dei fatti. A nulla serve avere come specchio il dottore che lo prende in cura? A nulla serve potersi confrontare inevitabilmente con gli altri personaggi della sua vita, che riportano in scena il proprio vivissimo punto di vista? Esiste la possibilità di guardare con lucidità quello che ci accade?
Per noi La coscienza di Zeno diventa l’Incoscienza di un uomo che è rappresentante di un’umanità superata, di un tempo che sta per scadere, ma che fatica a scomparire. Lo guardiamo senza riuscire ancora a dirgli addio, così come lo guarda in scena un personaggio misterioso, che diventa un vero e proprio tramite tra il mondo del romanzo e la nostra visione contemporanea.
Per mettere in scena LA COSCIENZA DI ZENO abbiamo fatto quello che facciamo con tutte le nostre drammaturgie che prendono forma da un testo esistente: ci siamo appassionati ai suoi temi per individuare dove e in che modo intercettino le nostre vite personali. Poi ci siamo interrogati su che rapporto ha il nostro presente con quel romanzo, con quei personaggi, con quei temi, che ci appaiono a un primo sguardo lontani, datati, immersi in un’altra epoca.
Il rapporto con il racconto stesso ci ha interessato particolarmente: la narrazione soggettiva della propria vita è inevitabilmente una visione distorta della realtà. Con questa riflessione abbiamo approfondito il rapporto tra realtà e finzione, che esiste per natura nell’arte e in particolare nel teatro. Un’ambigua sovrapposizione tra attore o attrice e personaggio, ambiente e spazio scenico, ricordi e drammaturgia, diario personale (quello di Zeno) e struttura letteraria (quella di Svevo), diventa il cardine del nostro gioco drammatico.
La (in) coscienza di Zeno prende vita da un precedente spettacolo di Oyes – La Coscienza di Zeno - (la cui ideazione e regia è stata curata da Stefano Cordella) andato in scena nel 2022. E’ passato un anno dopo l’ultima replica fatta e abbiamo sentito forte l’esigenza di ricostruire interamente quello spettacolo. Seguendo la nostra sensibilità e il nostro metodo di lavoro, abbiamo preso coscienza del fatto che le repliche ci hanno insegnato qualcosa e per questo abbiamo demolito le strutture portanti di quella versione, per ricostruire una nuova “creatura” a cui abbiamo dato un nuovo titolo e una nuova regia.
Ci siamo dati il compito di mettere a fuoco più chiaramente gli argomenti trattati, ma soprattutto di “giocare” con un meccanismo drammaturgico nuovo che a nostro parere valorizza la struttura narrativa del racconto. Un passaggio continuo, divertente e a tratti spiazzante tra il piano della storia e della sua ambientazione da un lato e quello del teatro e del tempo presente dall’altro.
Una nuova produzione quindi, una visione ricostruita e approfondita di quello che era stata la prima edizione del 2022.