DEDALO E ICARO
Il mito greco è noto a tutti: Icaro, da quando ha memoria, vive nel labirinto di Cnosso, costruito dal padre Dedalo, in cui si aggira un’oscura creatura metà uomo-metà animale, il Minotauro. Il padre, per amore del figlio, raccoglie negli anni delle piume per comporre lunghe ali per poter uscire dal labirinto e le assembla con la cera. Un giorno, Dedalo e Icaro, spiccano il volo fuori dal labirinto. Il padre redarguisce il figlio di non avvicinarsi troppo al sole, ma Icaro non lo ascolta: la cera che tiene le ali unite al corpo si scioglie e il ragazzo precipita nel mare. Nella nostra rilettura, Dedalo costruisce ad Icaro delle ali fatte esclusivamente dal suo estremo amore. Icaro, infatti, è rinchiuso in un labirinto: un mondo fatto di vicoli chiusi, strade verso l’esterno che s’interrompono, dalle quali spesso sembra di vedere improvvisamente l’uscita, ma è solo un’illusione. Il labirinto, Dedalo lo sa, è cieco, si chiama autismo e non ci sono cure. Si può, solo, amare incondizionatamente! Icaro vive in un quotidiano labirinto le cui pareti sono le innumerevoli difficoltà che la sua condizione di “diverso” gli causa nel mondo dei “normali”. Esiste un modo per uscire dal labirinto? Cosa è disposto a fare il padre per insegnare al figlio a volare in uno spazio che non ha limiti, non ha confini, nel quale ci si può perdere? Dedalo non può lasciare Icaro volare da solo nel cielo, perché si sa, il ragazzo andrà con le sue ali diritto verso il sole. E se quella caduta è inevitabile che senso ha per un genitore fornire a un figlio quelle ali di cera? Dalla nostra riflessione ha vita questo “particolare” Dedalo e Icaro che è fatto dallo studio di testimonianze dirette, a volte struggenti e altre pervase da una feroce ironia. Ogni storia è unica ma tutte hanno un comune denominatore: il terrore dei genitori che i figli non riescano a vivere dopo di loro.