ARGONAUTI E XANAX
“Panico. È l’esperienza del limite della vita. È la paura della paura”.
Nel poema epico Le Argonautiche di Apollonio Rodio, giovani eroi salpano alla ricerca di un inestimabile tesoro. Oggi, però, gli Argonauti sembrano non salpare mai, intrappolati dalle mura dell'ansia e degli attacchi di panico. Come molti di loro, Marco, si è chiuso in casa e respinge qualsiasi tentativo di aiuto da parte dei suoi amici fino all'arrivo di Sara, l'unica che riuscirà a mostrargli una possibile quanto pericolosa via di fuga.
Mitologia e attualità si mescolano in Argonauti e Xanax, un viaggio avvincente nel nostro presente, sospeso tra paura e sogni, amicizia e isolamento, un presente in cui è facile perdere la rotta senza il lavoro di squadra.
Un vero e proprio thriller teatrale sulla nuova era, l'era dell’ansia.
Note di Regia
È evidente che la parola "ansia", oggi, fa parte del nostro dizionario quotidiano e quasi ognuno di noi sa, per esperienza diretta o indiretta, cosa sia un ansiolitico, un tranquillante o un attacco di panico.
Ma cos'è la paura? La paura è questo cane che si morde la coda e che più morde più ha fame, in un cerchio senza fine. A meno che non smettiamo di mordere e rompiamo il cerchio, a meno che non si tenti di vincere l'ansia di ciò che verrà con quello che c'è, che è presente.
E il presente è una pianta che si coltiva sempre con qualcuno, mai da soli.
Argonauti e Xanax è il piccolo ma feroce tentativo di coltivare questa pianta, di riprendersi qualcosa, di tornare a casa.
Nella nostra società ansia e panico sono diventati un tabù al contrario, ne parliamo ovunque, nelle canzoni, nei film, al lavoro, a scuola, pensiamo di conoscerli, ma non sappiamo niente di loro. Secondo l'ISTAT nel 2017 erano tre milioni gli italiani che soffrivano di disturbi d'ansia, secondo altri studi nel 2020 saremmo arrivati a sei milioni.
È qui che entra in gioco il teatro.
A raccontare ciò che è enorme e nascosto, per renderlo leggero e manifesto.
Daniele Vagnozzi