LINE
Una scena nuda, una linea. Cinque personaggi in fila per non si sa bene quale evento, non è specificato e in realtà non è nemmeno importante. L’importante è essere i primi della fila. Non per merito, non per efficienza, non per qualifiche: semplicemente, precedere gli altri. Questa è la premessa del surreale atto unico di Israel Horovitz, dai fortissimi echi beckettiani. Line è un testo sulla competitività, cifra e piaga della civiltà occidentale, cinquant’anni fa, quando il testo è stato scritto, come oggi. Quando la scena si apre, in fila c’è soltanto Fleming: grezzo, non particolarmente intelligente, amante dello sport, ha passato la notte davanti alla linea bianca per accaparrarsi il primo posto. Le cose cambiano quando entra in scena Stephen, giovane volubile e prepotente, appassionato di Mozart e ossessionato dalla morte, che con la sua parlantina cerca subito di circuire Fleming e sovvertire l’ordine. Si uniscono poi l’ambiziosa Molly, la quale tenterà di imporsi sul gruppo di uomini usando la sua sensualità, Dolan, il “venditore filosofo” che cade sempre in piedi e Arnall, l’inetto e remissivo marito di Molly. Con il procedere dell’azione drammatica, i personaggi otterranno, anche se solo temporaneamente, il tanto agognato primato, in un crescendo di violenza e sotterfugi che culmina con l’estremo atto di Stephen di mangiarsi - fisicamente - la linea. Gli altri quattro lo obbligheranno, a turno, a sputarne dei pezzi, così da poter essere finalmente i primi della propria fila.