I cuori battono nelle uova
SINOSSI
Tre donne, ognuna di loro porta un lungo camice che ne nasconde le forme, tranne quelle delle loro pance che sono gonfie e tonde. Le tre aspettano un figlio, il loro primo figlio. Le pance delle donne si mostrano piene e levigate, ricordano tre bellissime uova, tanto forti quanto fragili. Il disegno del domani dei propri figli condizionerà il comportamento delle tre donne che, mosse da un amore cieco, si spingeranno in azioni, paure e dinamiche nascoste nel più buio cassetto dell’animo umano.
I cuori battono nelle uova è un amore disperato, un vuoto incolmabile, un’esplosione di gioia. I cuori battono nelle uova è un inno alla vita.
NOTE SULLA DRAMMATURGIA
La drammaturgia de I cuori battono nelle uova decalca con ancora più teatralità lo stile Les Moustaches. Le parole sono inserite in un pentagramma drammaturgico proprio come le note abitano quello musicale; concetti secchi e feroci si alternano a pensieri grassi e sfarzosi, portatori di immagini poetiche e fiabesche che rileggono una realtà becera e ripetuta. Gli attori non hanno la possibilità di improvvisare o di sostituire una parola per un’altra, il rischio sarebbe quello di scordare uno strumento minuziosamente costruito per riportare un determinato suono: da una musicalità volutamente bambinesca che ricorda una semplice filastrocca ad un classico monologo pieno di emozioni, di pause e di silenzi. Le parole di questo spettacolo sono ingombranti ma al tempo stesso leggerissime, a servizio dell’attore e del racconto, coniugate ad una regia generosa di immagini e suggestioni.
NOTE DI REGIA
Lo sviluppo della messinscena nasce dall’indagine di tre elementi: il corpo, la luce e il ritmo. Tre corpi gravidi sono protagonisti della messinscena, dominano lo spazio e lo disegnano. La scenografia e gli oggetti di scena diventano espansione delle pance. Tutto torna ad una linea circolare infinita senza controllo, che è il ciclo della vita, la sagoma di un uovo. La donna gravida è vita che contiene vita, è simbolo archetipico, immagine mitologica che seduce I nostri occhi. Così, la visione angelica e fragile lascia spazio a delle figure animalesche e primordiali che superando i limiti della realtà fondono nei loro corpi una dimensione tragicomica. Volevamo che la luce fosse punto di congiunzione tra il sogno e l’incubo. Il mezzo per superare le speranze di queste donne e rappresentare le loro angosce.
La scenografia, quindi, da culla accogliente diviene proiezione inquietante delle loro più grandi paure.
Il ritmo del cuore è il principio creatore della messinscena. Sarà flebile, forte, a volte stanco, poi inesauribile e resistente, spietato e accelerato. Potrebbe rallentare, di colpo fermarsi, per poi ricominciare a battere. Come chiusi in grande guscio e, immaginando di sincronizzare i nostri cuori, gli attori e gli spettatori ascolteranno lo stesso palpito. La scena prenderà vita come il leggero battito di piccoli cuori che si formano nei gusci delle uova. Racconteremo l’incessante lotta della vita sulla morte abbandonandoci alle nostre illusioni creative nell’unico luogo che ci permette di riscrivere le regole di questo mondo, il teatro.
LA SCENA
Una sovradimensionata culla in legno é il fulcro dello spazio scenico. Prima coperta da un sottile velo e poi rivelata nella sua totalità, nasconde una giostrina composta da leggere e taglienti figurine metalliche, distorte e inquietanti come i disegni dei bambini, che qui possono tutto tranne che garantire sonni tranquilli. Ispirandosi al lavoro di Boltanski, queste figure proietteranno le loro ombre sui muri bianchi. In uno spazio sfaccettato dalla luce colorata, l’ombra muta, si moltiplica con il movimento ondeggiante del corpo. La fonte luminosa è diretta e decisa, l’ombra si deforma e si smaterializza, ricomponendosi via via, in una danza. Lo scorrere inesorabile del tempo della vita, la sua fragilità e dolcezza, così come la presenza vibrante della morte circondano le future madri. La luce si fa pulsazione, respiro, battito nei momenti più intimi delle mamme. La culla, il suo movimento rotatorio, il suono ridondante dei campanellini e le losche figure si fanno mezzo e tramite delle tre donne per scoprire la verità che si cela all’interno delle loro pance.