L'APPUNTAMENTO - A tu per tu con Penelope
Penelope attende.
Da quasi tremila anni attende.
Imprigionata in una immensa gonna fatta della trama che ha tessuto per tutta una vita e che ormai le toglie quasi la possibilità di muoversi.
Ma per andare dove poi? In mezzo al mare…
Solo la Luna come confidente di quel vuoto, una Luna che è un gomitolo fatto di quella stessa materia a cui aggrapparsi nel timore di perdere anche solo il desiderio di un domani diverso. Sperare e rimanere imprigionati si somigliano molto, se li guardi da vicino.
Sempre più costretta nel suo ruolo, “la donna che aspetta”, Penelope non è felice di quello che è diventata, vorrebbe essere come tutte le donne normali, vorrebbe poter cambiare, trasformarsi, non essere costretta a tanta irrevocabile coerenza.
Ogni cosa nello spettacolo, il testo, la scena, le musiche, l’uso della luce, che si riflette nello specchio del mare che le sta attorno e la innalza in un vuoto ancora più assoluto, è indirizzato a evocare quello smarrimento e sospensione dell’essere, cercando di restare vicini alla protagonista, a vivere con lei la dolcissima umanità di questa storia: che siamo tutti Penelope, dispersi nel mondo che ci fluisce attorno, scritti da un autore con cui prima o poi ci troviamo a dover fare i conti, per non perdere l’appuntamento con noi stessi.
Prendendo le mosse da questo incipit, lo spettacolo si sviluppa come un surreale, umanissimo, poetico diario di un archetipo in crisi d’identità.