TROIANE
Tornare alle radici del teatro. Un gesto necessario, dopo questa lunga fase di silenzio, per riprendere vigore, riappropriarsi dei fondamenti di quest’arte ancora e sempre miracolosamente viva e portentosa, e gettare nuove basi per il futuro. Il Centro Teatrale Bresciano sceglie di ricominciare con Troiane, uno dei più grandi capolavori del canone occidentale, che a ogni rilettura schiude nuovi enigmi e sollecita nuove interpretazioni e significati, e che trova sempre – nonostante la enorme distanza temporale e culturale che lo separa da noi – la strada di parlare a ogni essere umano con una forza poetica sconvolgente. Andrea Chiodi con la collaborazione della drammaturga Angela Demattè rilegge Troiane, la grande epopea degli sconfitti troiani – paradigma straziante e altissimo di ogni vinto nella Storia – affidandosi al talento immenso di Elisabetta Pozzi e a un cast di straordinari attori come Graziano Piazza, Federica Fracassi, Valentina Bartolo, Alessia Spinelli. Portare in scena Troiane dà modo di riscoprire i legami umani e comunitari da cui scaturisce ogni grande rito collettivo, che sia politico, religioso o teatrale: l’ascolto, la condivisione di uno spazio unico, e soprattutto la parola corale che in questo innovativo allestimento unisce attori e pubblico in un rinnovato e ritrovato sodalizio, dopo la lunga distanza fisica imposta in questi mesi, per realizzare collettivamente una esperienza nuova e al tempo stesso antichissima di teatro della polis. La città di Troia è sconfitta, gli uomini troiani sono stati trucidati, le donne assegnate come schiave ai vincitori. Ecuba è data a Odisseo, Cassandra ad Agamennone, Andromaca a Neottolemo e il suo bimbo avuto da Ettore, Astianatte, sarà barbaramente ucciso dai greci, per scongiurare che un giorno possa vendicare la morte del padre. E mentre il suo corpicino viene riconsegnato a Ecuba per il rito funebre, le prigioniere salutano per l’ultima volta la loro città, sullo sfondo di una Troia in fiamme. Uno spettacolo che va al cuore dei grandi temi che attraversano la storia e il pensiero della civiltà europea: il rapporto tra essere umano e destino, il lutto e il compianto, i legami familiari e tra generazioni che eventi enormi e dolorosi travolgono, lasciando chi resta nello smarrimento e nella affannosa ricerca di un senso. Attraverso questo testo immortale, sarà possibile riscoprire che il senso di vicende luttuose e amare si può ritrovare e superare collettivamente a teatro. Un teatro poetico e politico, nuovo protagonista di una stagione di pensiero, creatività e resistenza alle derive e ai pericoli di chiusura, rabbia, solitudine che questa durissima crisi sanitaria, e ora economica e sociale, reca in sé.