QUIVER
QUIVER
-tra Festa e Protesta-
Regia e coreografia Lara Guidetti
Drammaturgia Saverio Bari
Interpreti Fabrizio Calanna, Sofia Casprini, Beste Demir, Baris Diker, Serhat Kural
Elaborazioni musicali Marcello Gori
Quiver significa movimento che freme, vibra, preme, pulsa e si agita sottopelle senza spiegazioni nè obiettivi, un movimento che non sente nè cerca ragioni alla propria inquietudine vitale e scivola tra le linee dei confini immaginari divorandone i dettami. Quiver è proprio dei serpenti e del fuoco che mettono in discussione la forma e la materia, denunciandone i limiti e la precarietà, che scavalcano strutture ossee e architettoniche per esporre la fragilità incomprensibile del mutamento e dell’impermanenza dichiarando guerra alle definizioni, allo stile e all’obbedienza. Quiver è un’agitazione che passa di corpo in corpo, un sussurro che diviene canto, una scintilla che entra nelle articolazioni e mescola le ossa in una danza rituale che celebra solo la sua stessa presenza. Nessuna narrazione ma l’appiccarsi di focolai nello spazio, tra danzatori, spettatori e ambiente nella presenza simultanea dei corpi vicini, delle percezioni che non hanno il tempo di nominarsi, nel girotondo che ci fa muovere così veloci da sembrare lo stesso volto.
Non è più importante sapere perché ci troviamo in un luogo né cosa siamo venuti a fare: Quiver è il fremito che sottende la spinta, l’azione, il dire, l’abbraccio tra corpi, l’impatto, il confronto, l’affronto e la rivolta. Salta il confine tra Festa e Protesta in una partitura che li rende sinonimi nel tempo della performance. Quiver irrompe come un carnevale primitivo, una manifestazione surreale che viaggia senza meta sul mediterraneo, tra Turchia e Italia, raccogliendo diversità e assonanze nella strada tracciata dalla millenaria tradizione filosofica, letteraria e artistica che ci lega. La danza condensa, nel presente dell’azione, l’incontro tra tempi e modi diversi alla ricerca del punto di fusione in grado di connetterli e integrarli in un flusso di movimento costante che include il pubblico come elemento scenico e interlocutore attivo. I principi della danza contemporanea si fondono con quelli delle danze tradizionali del mediterraneo in un attento studio di somiglianze, punti di fusione, rivisitazioni e confronti per provocare il corpo ad essere manifesto vivo di incontro e scambio in grado di coniugare la cultura “dal basso” e quella “dall’alto” sfuocando l’immaginario confine che le contorna.
Il progetto vuole sfidarsi non soltanto nei contenuti e nella ricerca coreografica ma anche nella forma in cui può essere realizzato cercando un principio di permeabilità, ascolto e integrazione reali con contesti e ambienti differenti. Il processo creativo si svilupperà su un doppio binario organizzando la drammaturgia sia per spazi teatrali e convenzionali che in site-specific, costruendo itinerari e interazioni con urbanistiche e paesaggi differenti. La sfida che ci poniamo è quella di poter essere davvero “ecologici” ovvero poter applicare un principio di adattabilità, sostenibilità e interazione con i luoghi, le strutture, i progetti e le comunità che incontreremo, costruendo una struttura chiara e delineata ma aperta alla co-progettazione e la provocazione artistica che offre.