EVE #2
Secondo capitolo di un progetto iniziato nel 2019, EVE #2 indaga il tema della paura (e della censura della paura) attraverso il racconto di una storia autobiografica. Paolo, amico e coetaneo dell’autore, non esce più dalla casa di sua madre a causa di una vicenda personale che lo ha portato a chiudersi dentro di sé.
Dopo tanti anni di silenzio, Filippo decide di attraversare lo spazio scenico per rievocare l’amicizia con Paolo, ricostruendo la geografia di un affetto antico e decisivo. I ricordi personali di quando erano ragazzini si intrecciano con la cultura pop degli Anni ’90, e proprio quando l’adolescenza li sta portando all’apice della vicinanza, Paolo comincia ad allontanarsi, sempre più disorientato e ferito dalla vita.
La performance è un tentativo di riappropriazione di una relazione che per troppo tempo è stata sospesa nella possibilità dell’annientamento. Il performer cerca disperatamente di rimettere in moto un dialogo con il presente, usando i frammenti della memoria e l’interazione con la videoproiezione, estensione spaziale del racconto performativo. Per esorcizzare la propria impotenza, l’autore mette in scena un’ultima trasformazione dello spazio scenico e accompagna lo spettatore verso una riflessione sulla possibilità di ascoltare il dolore e la paura di chi rimane escluso dal flusso della vita, intrappolato in un lento processo di oscuramento.