UNA BELLEZZA PICCOLA PICCOLA
Adam è una guardia museale, Evelyn una studentessa e un’artista. Si incontrano e si innamorano. Adam di Evelyn; Evelyn dell’idea di fare di Adam la sua nuova opera d’arte vivente. È possibile amare così tanto qualcuno da essere disposti a cambiare se stessi? L’aspetto fisico, il modo di vestire, il modo di rapportarsi con le persone, le proprie amicizie? Questa è la tesi di Evelyn che cambierà per sempre la vita di Adam.
I due si rincontrano dopo vent’anni sul tetto di un grattacielo. Lei è diventata un’artista affermata ed è lì per portare a compimento la sua ultima opera d’arte: la sua morte. Lui non le crede e, deciso alla resa dei conti, ripercorre la loro relazione di vent’anni prima. Porta alla luce ciò che è accaduto, la falsità di un rapporto che aveva ragione di esistere solo in funzione dell’Arte.
Emergono i tormenti di Adam che è rimasto lì, non è mai andato avanti veramente. Emergono i tormenti di Evelyn che nella continua ricerca dell’artista che avrebbe voluto diventare non è mai riuscita ad essere l’artista che è.
Paolo Trotti indaga il significato di essere artista oggi. Quali soglie è necessario oltrepassare? Quali solitudini vivere. Lo specchio che ci rimanda lo spettacolo è quello di un artista solo, che passa nella vita e nelle esperienze come il passeggero di un treno che osserva dal finestrino. Eppure è in grado di modificare la realtà, di dialogarci, di rendere la sua azione reale, pur essendo una menzogna.