DE/FRAMMENTAZIONE
[...] un'opaca ambizione a realizzarsi sembra essere l'unica spiegazione ai comportamenti maligni, [...] cinismo e incanto convivono nella stessa quantità di sagacia, dove azioni eterodirette scavano fino a svelare amori inconfessati, qui, in questo flusso che arriva a sospendere la nostra flebile incredulità di lettori, qui e ora, al cospetto di personaggi dichiaratamente finti incalzati da didascalisti arrogantemente veri noi torniamo a credere nelle possibilità del teatro, e delle sue scritture.
LORENZO DONATI, Prefazione al testo
SINOSSI
ZERO e UNO sono amici, ma amici di vecchia data.
La moglie di UNO è moglie, ma non di così vecchia data.
Vorrebbero un figlio, marito e moglie, ma la natura, si sa, non è sempre benigna e in più, il caso vuole, si sta parlando di personaggi e dunque, se anche fosse, la pancia sarebbe nient’altro che un cuscino.
Che cosa avviene, dunque?
Chi ci può aiutare a rendere possibile una storia di impossibilità?
Un amico, certo. Ma anche delle didascalie. Anzi: un didascalista.
NOTE DI REGIA
La prima lettura del testo di Fabio Pisano lascia sorpresi dalla vivacità lessicale dei personaggi e dalle intuizioni, squisitamente drammaturgiche e meta-teatrali che contiene.
E tuttavia, la prima lettura termina con l’impressione che la regia sia almeno in parte già scritta: sono descritte le azioni, è descritto lo spazio scenico (pressoché vuoto), sono descritti (meglio: sono detti) i silenzi, le emozioni, i pensieri. Ma sarebbe un errore fermarsi a queste prime impressioni.
Perché nella griglia prestabilita di azioni e reazioni, che il testo delinea, esiste in realtà la possibilità di far germinare, nella penetrazione del testo da parte degli attori, le situazioni e gli sguardi, di significare i silenzi in linea o in contrasto, di porre la scena, commentata dal didascalista, in lotta con le sue indicazioni. In altri termini, si può scegliere di tradire o di assecondare.
Questo tipo di lavoro, che prevede di muoversi nella costruzione registica quasi una riga alla volta, diviene necessario, a mio avviso, perché il testo sprigioni tutte le sue potenzialità e non rimanga artificio retorico, esperimento letterario; così da traboccare di teatro.
Michele Segreto
NOTE DI DRAMMATURGIA
Una storia di impossibilità o de/frammentazione di dramma assoluto con incursioni a latere di Io Epico è un esperimento, un esperimento drammaturgico nato in seguito allo studio del testo di Szondi, un testo imprescindibile e necessario dal titolo “Teoria del Dramma Moderno”; il testo di Szondi oltre a fornire un sapere indispensabile se si vuole far (o provare a fare) il mestiere di drammaturgo, è stato fonte di ispirazione. Fonte di ispirazione perché l'irreversibile (ormai) evoluzione avvenuta soprattutto ad opera dei grandi drammaturghi europei (Strindberg, Cechov, Ibsen, ad esempio) tra fine ottocento e inizio novecento hanno portato a dei significativi cambiamenti nella scrittura e nell'interpretazione della drammaturgia, conducendo alla nascita di un nuovo genere che ha imperversato negli anni a seguire e che ha visto il suo massimo esponente nella figura del tedesco Bertoldt Brecht, e che negli ultimi decenni ha estremizzato tale concetto, a volte con ottimi risultati, altre volte meno.
Il testo è stato scritto in più fasi; una prima in cui la scrittura si sviluppa nella direzione “assolutistica” del dramma; la “fabula” infatti, narra di tre personaggi, UNO e MOGLIE, una coppia di sposi, e ZERO, migliore amico di UNO. UNO è sterile, non può avere figli,
e propone a MOGLIE di concepire un figlio con ZERO, per poi crescerlo insieme. Da qui il via ad una serie di avvenimenti ed evoluzioni interiori, influenzate anche dalla nascita di un bambino senza gambe, che porteranno alla morte di ZERO per mano di UNO, e al rifiuto prima e all’accettazione poi, di questo bambino malformato figlio di un amore che caratterizza una storia di impossibilità. La seconda fase, invece, ha visto la “frammentazione” di questo dramma, in più “pezzi”, dislocati nel tempo e nello spazio. E la terza ed ultima fase, la “de/frammentazione” è consistita nel “ricucire” il dramma grazie all’inserimento dell’“Io Epico” ovvero di un quarto personaggio, il didascalista, che allaccia le varie scene mediante una diretta spiegazione al pubblico di ciò che avviene; spiegazione sempre al limite, soprattutto per gli attori/personaggi presenti in scena. Il linguaggio è differente, tra personaggi e didascalista; i primi, infatti, parleranno un linguaggio molto neutro, sintatticamente “breve”, al contrario del didascalista, che si confronta in maniera diretta con il pubblico, e quindi necessità di subordinate e costrutti più complessi per introdurre la storia e proseguire nell'esperimento.
Fabio Pisano
Il testo è stato pubblicato nella collana “Scena Muta” edita da Progetto Cultura, con la prefazione di Lorenzo Donati.