CHE POI DOMANI PIOVE - UNO SPETTACOLO DI RAPINA
Tre fratelli si ritrovano dopo anni per fare una rapina, hanno bisogno di soldi per liberare il padre in prigione. Una piccola banca dell’hinterland è l’obiettivo del colpo. Facile, poca gente in giro, rischio basso. La rapina riesce ed è proprio allora che l’ingranaggio perfetto comincia a scricchiolare.
Altri due personaggi si insinuano tra i fratelli, due donne, due ostaggi: la prima se la ritrovano legata nel magazzino dove si nascondono dopo il colpo, la seconda una giornalista disposta a tutto per uno scoop.
A questo punto si scatena il caos. Le alleanze nascono e muoiono nel giro di poche ore. Vecchi rancori familiari tornano alla luce. Tutti sono traditori di tutti. Non ci sono innocenti. E fuori c’è qualcuno che aspetta… E allora mettiamo le maschere e andiamo, che poi domani piove.
Con questo spettacolo dal ritmo accelerato che lavora sullo stereotipo del film di rapina andiamo ad indagare il senso di colpa, il tradimento, proprio di ogni nucleo familiare ed umano giocando con gli estremi comici e drammatici tipici del genere.
Mescal: Giorno uno, luogo imprecisato, cielo nuvoloso, temperatura 25 gradi, mattina presto.
Cash: La spiaggia.
Mescal: I tre sono addossati ad un muretto, due prendono il sole con il ventaglio argentato tipico degli anni ottanta, Diamanda si spalma la crema. Sono in pantaloni, canottiera e scarpe nere.
Diamanda: È falso.
Mescal: Cosa?
Diamanda: Tutto quello che hai detto. Non è vero.
Cash: È falso ma potrebbe essere verità.
Diamanda: O è una bugia o è la verità.
Cash: Ci muoviamo in una zona grigia, qualcosa potrebbe essere e qualcosa potrebbe non essere.
"Ho affrontato la scrittura e le prove di questo testo eliminando qualsiasi parola e azione che non fosse strettamente funzionale alla storia da raccontare e trattandosi, in gran parte, di una commedia, ho dato la precedenza alla parola. Al verbo. All’azione. Solo in un secondo tempo, quando la struttura commedia era ben delineata ho approfondito quei temi – la paternità, la fratellanza, la famiglia allargata, la famiglia disfunzionale – che il testo mi aveva offerto per parlare del nostro tempo. Sia chiaro che non si tratta di una commedia in cui il realismo la fa da padrone, anzi, in scrittura e poi in regia ho scardinato il meccanismo che io stesso avevo costruito senza però mai toccarne l'aspetto comico."
Paolo Trotti