MARJORIE PRIME
Dopo i successi delle sue prime due regie teatrali, Buon anno, ragazzi e Per strada, Raphael Tobia Vogel affronta un nuovo capitolo del suo percorso mettendosi alla prova con Marjorie Prime. l'intrigante testo americano di Jordan Harrison, finalista al Premio Pulitzer 2015. L'opera declina con estrema delicatezza alcuni dei temi chiave della fantascienza odierna, interrogandosi sulla vecchiaia, sul decadimento fisico e mentale, sulla memoria individuale e collettiva, su quello che resterà di noi, sugli sviluppi dell'intelligenza artificiale e le nuove forme di vita digitale. Anno 2050: sono in commercio proiezioni olografiche dalle sembianze umane. L'ottantenne Marjorie passa le sue giornate a conversare con il Prime, una copia digitale e ringiovanita del defunto marito che condivide con lei i ricordi per supportarne la memoria incerta, perché affetta da Alzheimer. In questo senso si affida ai ricordi che il Prime di suo marito Walter ha ormai interiorizzato e costruito dopo varie conversazioni intercorse con lei, la figlia e il genero. L'intelligenza artificiale può essere utilizzata per sconfiggere la solitudine o aiutare l'essere umano a conoscersi meglio? Può soddisfare i nostri più chiari bisogni e i nostri più intimi desideri? Lo spettacolo mette in scena vite in carne ed ossa che finiscono e vite virtuali che prendono possesso dei nostri spazi e dei nostri ricordi. Ma che cosa sono questi ricordi? A chi appartengono? (Cosa ci stanno raccontando davvero Marjorie, Walter e la figlia Tess?) Cosa ci rende umani se le macchine arrivano ad assomigliarci e a ricordare?