A teatro | Milano, MTM Teatro Litta - BEATA GIOVENTÙ - 12/16 anni
Spettacolo a teatro - 12/16 anni
Data disponibile: 12 febbraio 2025
Ulteriori informazioni allo 02 67397822 (AGIS lombarda) oppure scuola@agislombarda.it
Un padre, una figlia. Una discussione nella quale i toni si alzano fino a diventare insopportabili e che si chiude in maniera tragica, ma una speranza c’è ancora. Attaccandosi a quella, aspettando che il destino si dimostri generoso, c’è il tempo per fare dei passi a ritroso. II padre prova a ricordare se stesso adolescente e quegli anni sgangherati, arruffati, infuocati, che quando si riaffacciano alla memoria, ci fanno ripensare ai sogni che abbiamo lasciato per strada, ai desideri bruciati nella quotidianità e alla voglia di lottare contro tutto e tutti. Voglia che si è trasformata in arrendevolezza perché “tanto, è così difficile cambiare le cose...". Ricordando quel viaggio che ognuno di noi ha fatto per arrivare a diventare adulto, due generazioni possono finalmente riabbracciarsi e ritrovarsi imparando a parlare senza filtri, senza prevenzioni. Uno spettacolo che tocca l’urgente tema della comunicazione fra genitori e figli, che può diventare un incontro anche quando è uno scontro, che apre una riflessione sull'importanza del tempo, che è necessario dedicare e dedicarci per arricchire i rapporti umani. Due “mestieri", quello del genitore e quello del figlio, che nessuno ci insegna, ma che si impara sul campo sul quale, fra un inevitabile battaglia e l'altra, ci sono infinite possibilità di confronto.
Note di regia:
Beata gioventù è un titolo che viene da lontano. Da quel tempo in cui gli adulti osservando i ragazzi sospiravano mentre pronunciavano queste due parole, sottintendendo che quello spicchio di vita fosse davvero il più bello, il più spensierato e il più felice. L'adolescenza è invece un periodo tutt'altro che beato nel quale si abbandona l'infanzia per approdare, dopo un lungo e faticoso viaggio, nel mondo "dei grandi". È un viaggio che tutti abbiamo compiuto e del quale qualcuno di noi ricorda la solitudine provata e I ‘assenza di una complicità da parte dei genitori, in particolare del padre troppo spesso impegnato, troppo spesso tiepidamente interessato. ln questi ultimi anni però tante cose sono cambiate e le figure genitoriali non sono più le stesse e se da una parte hanno acquisito una maggiore consapevolezza, dall'altra dimostrano più insicurezza nella gestione della separazione dal cucciolo che si appresta a iniziare la sua vita adulta.
Beata Gioventù racconta una storia come tante fra un papà e una figlia. Un padre incerto e un po’ sperduto che non sa come agire nei confronti di una figlia che sta crescendo e che come tutti gli adolescenti ha fame di verità. La difficoltà di dialogo fra loro nasce proprio dal continuo desiderio da parte dell'adulto di voler proteggere e limitare un conflitto che invece è necessario e richiesto dalla figlia che, addirittura, Io accusa di non averle permesso di soffrire e di aver messo dei cerotti prima ancora che ci fossero le ferite. Come molti di noi anche Giovanni, il padre in Beata Gioventù, fatica a trovare le parole giuste per contenere le impetuosità di una figlia dal carattere spinoso che spesso arriva a provocare in maniera estrema tanto è forte il suo desiderio di sentire parole vere dal padre. E a volte quelle parole si incagliano, imprigionate dalla paura di mostrarsi contraddittori o insicuri. Si preferisce il silenzio invece di esplicitare i propri dubbi, i propri non so. Nicole quindi fatica a tagliare il cordone ombelicale perché non le viene permesso il processo di demolizione della figura genitoriale che invece è troppo preoccupata ad essere accondiscendente e inutilmente comprensiva.
II papà ripete schemi educativi noti, più o meno consapevolmente, accusa la stanchezza del quotidiano educativo e... ci prova, ma alla fine non sa mettersi davvero in relazione, ovvero superare i condizionamenti sociali e rendersi disponibile ad una forma di dialogo affettivo basato su di un atteggiamento critico e orientativo, un atteggiamento di ascolto sia passivo che attivo, di condivisione dei problemi, collaborazione, contatto e vicinanza. ln altre parole un accoglimento emotivo, anche dell'aspetto femminile della propria vita. Provo molta tenerezza sia per il genitore che per la figlia, perché riconosco in entrambi le fotografie delle tante persone incontrate e da me intervistate durante il percorso fatto per scrivere Io spettacolo che sicuramente non raccoglie tutto I ‘universo di sfumature e dettagli che colorano la relazione genitori e figli, per quello ci sono pagine e pagine redatte da chi è molto più esperto di me.
Ho la presunzione però di dire che i papà (e gli adulti) che lo vedranno si faranno qualche domanda in più, sottoporranno a verifica il loro vissuto genitoriale e si sentiranno meno soli; i figli che lo vedranno scopriranno che anche gli adulti si fanno tante domande e per forza di cose passeranno al vaglio i loro genitori, sperando che questo esame liberi nuove energie, nuove richieste di progresso nel loro rapporto con i genitori.
Valeria Cavalli