A scuola - ERO BUONO PER LA CHIMICA. DELLE VITE IN_DEGNE DI ESSERE VISSUTE - 14/16 anni
Spettacolo a scuola - 14/16 anni
Date disponibili: date da concordare a gennaio e febbraio 2025
Ulteriori informazioni allo 02 67397822 (AGIS lombarda) oppure scuola@agislombarda.it
Nel 1863 lo psicologo Francis Galton sviluppò una teoria che ebbe un forte impatto sul modello psichiatrico: l’eugenetica (dal greco eu-genos – “di buona razza”) arrivando a definire “razze inferiori” alcuni gruppi di “etnia diversa” da quella individuata come perfetta.
Le idee di Galton furono entusiasticamente abbracciate dallo psichiatra Emil Kraepelin, fondatore dell’Istituto di Ricerca Psichiatrica e mentore dei futuri psichiatri nazisti.
Grazie al lento e inesorabile lavoro d’indottrinamento eseguito dagli psichiatri eugenetici le idee di purezza razziale e di “soppressione della vita indegna di essere vissuta” poterono proliferare ed essere accettate.
A subirne le conseguenze, primi fra tutti, furono le persone con problemi psichiatrici e con disabilità.
Prima ancora che nei campi di concentramento, prima degli ebrei, prima degli omosessuali, degli zingari e dei comunisti, centina di migliaia di persone vennero sterilizzate, internate e uccise … e quel che è peggio continuarono a morire anche dopo la fine del conflitto bellico. Persone la cui sola colpa (se così vogliamo definirla) è stata quella di essere considerate inutili, anzi un peso e un pericolo per la società che si voleva il più sana e virile possibile.
Il testo “Ero buono per la chimica”, preso in prestito dal titolo di una delle poesie più intense di Dino Campana nasce in occasione di una performance concepita e realizzata con Renzo Francabandera come evento collaterale nell’ambito della mostra L’OSSESSIONE DELLA NORMALITA’ 3 presso lo Spazio Heart il 10 febbraio del 2016 dedicata a Giovanni Sesia sul manicomio di Novara.
In quella occasione, in un dialogo vivo e concreto con il lavoro di Sesia e coinvolgendo gli spettatori, Cassinotti e Francabandera, per la prima volta insieme, hanno indagato il limite fra identità e rappresentazione proponendo una azione visivo-sonora che intreccia lavoro su immagine video/live, live painting, voce e corpo, per raccontare un momento buio dell’umanità, che ha portato alle camere a gas.