A teatro | Chiavenna (SO), Teatro Società Operaia - PROMESSI! OVVERO I PROMESSI SPOSI IN SCENA - dagli 11 anni
Spettacolo a teatro - dagli 11 anni
Date disponibili: 2 aprile, ore 11:00 e 3 aprile, ore 10:00
Ulteriori informazioni allo 02 67397822 (AGIS lombarda) oppure scuola@agislombarda.it
Il punto di partenza di questo spettacolo è la sceneggiatura di Pasolini in cui fa raccontare la vicenda del romanzo da Renzo ai propri figli in flashback. La famiglia Tramaglino fa da coro al racconto: Lucia e i bambini intervengono a commentare e intercalare la narrazione. L'intuizione di Pasolini ha riscontro peraltro nel testo dei Promessi Sposi, dove si allude al fatto che Renzo stesso sia la fonte diretta dell'anonimo romanzatore seicentesco. Un racconto orale, quindi.
Abbiamo trovato questa impostazione assai congeniale al nostro modo di fare teatro, legato alla narrazione, alla memoria, alle vicende storiche viste dal punto di vista della gente semplice.
Cinque attori - in scena dall'inizio alla fine dello spettacolo - sono gli officiatori di un rito che tramanda la testimonianza delle vicende vissute dai due operai tessili lecchesi all'inizio del XVII secolo, la loro presenza però trascende, attraverso il racconto, il tempo e lo spazio. Ogni attore ha un proprio personaggio: Abbondio, Agnese, Cristoforo, Lucia, Renzo . Dalla coralità del racconto e dal tessuto drammaturgico emergono anche le voci dei personaggi minori; e soprattutto emerge la voce del popolo dolente, furente, impaurito, quel popolo che deve superare, come flagelli biblici, le prove della carestia, della guerra e della peste, e da cui prorompe prepotente quell'anelito di giustizia che fonderà poi la scrittura de La storia della Colonna Infame.
Due sono le strade per affrontare tali prove: quella della rivendicazione sociale, sperimentata da Renzo, e quella della devozione, che porterà Lucia al miracolo; entrambe simboleggiate dal pane, cibo del corpo e dell'anima.
Il percorso dei personaggi si dipana come in un gioco dell'oca; la festa di matrimonio, interrotta all'inizio, si potrà finalmente celebrare.
Note di regia:
Abbiamo lavorato sui differenti registri che si ritrovano nel romanzo: da quello lirico delle descrizioni paesaggistiche ("Quel ramo del Lago di Como...", "Addio monti..."), a quello epico delle azioni di massa (I tumulti di San Martino, la calata dei Lanzichenecchi); da quello comico dei dialoghi specialmente imperniati sulla figura di Don Abbondio, coloriti di teatralissimi "a parte", a quello tragico, legato invece ai personaggi "scespiriani" dell'Innominato e della monaca di Monza.
La riscrittura del testo e le soluzioni registiche vanno nel solco della riscoperta del teatro popolare, un teatro che cerca le proprie ragioni nell'immediatezza del rapporto con il pubblico, secondo princìpi mutuati dalla poetica brechtiana. La lingua usata è un pastiche di italiano e dialetto lombardo, in cui affiorano il latino della Chiesa e lo spagnolo dei dominatori. Il canto, eseguito coralmente dagli attori, accompagna lo svolgimento della vicenda e ne sottolinea la ritualità, attingendo al repertorio popolare lombardo.